lunedì 30 giugno 2014

MASSIMO MARCHESE ED IL FESTIVAL EUROPEO DI MUSICA ANTICA

Quando cominci a parlare con Massimo Marchese, capisci subito che la passione per la musica filtra da ogni sua parola, da ogni suo gesto. Siamo seduti in uno dei miei caffè alessandrini preferiti, “Antonella Dolci”, ordiniamo un caffè, dò una sbirciata alla sfilza di macarons colorati che mi saluta dal bancone, e nel mentre chiacchieriamo.
Impossibile non sentirsi un pochino in soggezione, di fronte a uno dei grandi nomi della Musica Antica italiana. Non è molto conosciuto come genere musicale, mi racconta Massimo, e ammette di essere molto più famoso all’estero che “in casa propria”, in Italia. La Musica Antica ha un vastissimo repertorio, migliaia di canzoni, dal Rinascimento al Tardo Barocco, per tutti i gusti, per solista, per duetto, per ensemble.


Massimo Marchese è un grande concertista, celebre a livello internazionale, suona il liuto, sia in qualità di solista che in qualità di continuista in molteplici collaborazioni con i grandi della Musica Antica, italiana e straniera. Fra di esse, gli si illuminano gli occhi quando parla della collaborazione con Nigel Rogers, il tenore barocco più importante al mondo, il “Pavarotti della musica antica”, come lo definisce lui. Incontrato nel corso della sua formazione, vent’anni dopo ha potuto suonare con lui in parecchi concerti in giro per l’Europa, e persino sullo stesso palco dove l’aveva visto, e ammirato, per la prima volta.
Arriva il nostro caffè, lui gira lentamente il cucchiaino nella tazzina mentre mi racconta che in Italia ci sono rassegne di Musica Antica molto importanti, ma che per assurdo sono conosciute di più all’estero che qui. Ad esempio, il Festival Europeo di Musica Antica si svolge a Piovera, a pochi passi da casa nostra, eppure nelle scorse edizioni fra il pubblico c’erano pochissimi alessandrini, e al contrario c’era gente proveniente da tutta Italia e da tutta Europa. Insomma, la storia più vecchia del mondo: cerchiamo la bellezza, l’emozione, l’arte e la musica lontano da noi, quando invece non sappiamo di averla proprio sotto casa.


Ci beviamo il nostro caffè, in questo angolino di Paradiso in stile provenzale, e gli chiedo come si è avvicinato al liuto, come ha scoperto la passione per la Musica Antica. Lui sorride, e mi dice che da piccolo aveva iniziato a suonare la chitarra classica, ma che un festival ha poi cambiato la sua vita: il Festival dei Saraceni, a Pamparato, una piccola cittadina in provincia di Cuneo. Lì, al Festival di Musica Antica, chiede ai suoi genitori di essere accompagnato a un concerto di liuto, ed è amore a prima vista. Il giorno dopo è già iscritto al corso di liuto del Maestro Jakob Lindberg, un ragazzo all’epoca, ma già uno dei nomi più importanti a livello internazionale. Lindberg insegna al “Royal College of Music” di Londra, ed è proprio lì che Massimo si diploma, a 22 anni.



Dalla formazione, inizia la carriera. Non è una carriera facile, mi dice, la cultura è malpagata, e gli artisti purtroppo non godono di una categoria riconosciuta. Per fortuna, lavora come maestro elementare, e si considera privilegiato perché è un lavoro che gli permette di portare avanti la carriera musicale.
“Quali sono i tuoi prossimi progetti?” gli chiedo. E lui mi dice che proprio in questi giorni sta per partire il X° Festival Europeo di Musica Antica, al Castello di Piovera (AL), e che lui ne è il direttore artistico. Dal 29 giugno al 6 luglio, si potranno ascoltare grandi artisti come Carlo Centemeri, Claudio Massola, Elena Buttiero, Ugo Nastrucci. E l’ultimo giorno del Festival, il 6 luglio alle 21.15, suonerà anche Massimo, con Ugo Nastrucci, nel concerto “If music be the food of love... play on!”.


Mi racconta ancora che ha fissato una conferenza-concerto a Londra per il 13 settembre: lì presenterà la musica di Gabriele Fallamero, gentiluomo alessandrino del XVI secolo, musica che cerca da anni di presentare in Alessandria, senza riuscirci. L’ennesimo esempio del fatto che non sappiamo valorizzare abbastanza le nostre eccellenze, che pur ci sono, e così numerose.
Ci alziamo dal tavolo di “Antonella Dolci”, io lo ringrazio di tutto, del suo tempo, della sua gentilezza e persino del caffè che alla fine ha voluto offrirmi. Mi saluta invitandomi al suo Festival a Piovera, e io spero con tutto il cuore di poterci andare. Perché se una persona crede in quello che fa, la sua passione, il suo impegno e  il suo entusiasmo traspaiono anche solo da una semplice chiacchierata. Svelando, una volta di più, uno dei grandi amori dell’essere umano, fin dalla notte dei tempi: la Musica.
 Di Federica Ricci


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