martedì 23 luglio 2013

EZIO MINETTI E LA "TRASFORMAZIONE"


Minetti EzioTrasformazione è il titolo dell’ultima opera di Ezio Minetti, che andrà in mostra alla Galleria Pow di Torino, piazza Castello il prossimo autunno.
La sua arte è di tipo concettuale: gioca con gli oggetti, li ripensa, li ricolloca, attribuendogli un significato nuovo.
Della sua nuova opera dice: “nell’arte si è già visto di tutto e di più. La mia idea di arte è che ora più che mai bisogna trasformare, il pensiero prima di tutto. In questo preciso momento storico la trasformazione ci può essere d’aiuto per rinnovare i nostri usi e costumi, per rivalutare la necessità di un’onestà sia intellettuale che pratica di chi un tempo diceva ‘hai la mia parola’ e così era. Per la mostra di Torino, sto lavorando su materiali del periodo della prima e della seconda guerra mondiale, perché non dobbiamo dimenticare che ci sono volute delle guerre per trasformarci. In quell’occasione – aggiunge Minetti – saranno proiettati dei video e si potranno utilizzare degli occhiali speciali che servono per vedere, ovviamente”.

lunedì 15 luglio 2013

ORSI:"CON LE MIE OPERE FACCIO POLITICA"

Orsi: “con le mie opere faccio politica”. E si racconta come un fiume in piena….
    
Orsi e il primo amore non si scorda mai

Massimo Orsi, classe 1962. Professione: artista. Alessandrino di nascita, ma con una percettibile cadenza romana, strascico degli anni vissuti nella capitale dove ha iniziato la propria carriera artistica.
È da poco terminata la sua mostra personale allestita nello spazio espositivo della Libreria Mondadori. La nostra chiacchierata è iniziata quasi sottovoce: non parla di progetti per l’immediato futuro, tantomeno delle ultime opere che sta realizzando, ma, alla prima domanda, è partito come un ‘fiume in piena’.
Artista attento al mondo circostante, ha sempre focalizzato l’oggetto della propria opera sulla società contemporanea e su una presa di posizione anche politica: “Il mio lavoro ha sempre avuto, oltre ad una ricerca estetica, per me molto importante, anche un aspetto politico. Ritengo che l’artista debba essere in grado di prendersi delle responsabilità e dire ciò che pensa. Credo che l’arte debba avere un riscontro con quello che è il contingente, con la società e con il periodo storico attuale”.
Un esempio è ben rappresentato dalla serie dei lavori” DICO”, reaSull'informazionelizzati negli anni 2009 – 2010, dove esprime attraverso il mezzo pittorico il proprio pensiero, da cui trae origine il titolo: “Cercavo di esprimere il mio pensiero attraverso il mezzo che mi è più congeniale, forse la mia disillusione nasce da lì. Una società dove puoi dire di tutto e di più, ma alla fine ciò che dici non interessa a nessuno. Tutti parlano e sono convinti che ciò che dicono sia interessante, ma proprio per questa convinzione nessuno è interessato a ciò che dice l’altro. È il trionfo dell’individualismo e dell’incomunicabilità. Se pensi a Facebook, dove puoi scrivere ciò che vuoi e poi vai a vedere quanti “mi piace” ti hanno messo, diventi schiavo dell’illusione. Per avere un tuo palcoscenico, devi essere legato ad un gruppo di potere, non ce la fai da solo e, in cambio della libertà di dire ciò che vuoi, di essere amato e ammirato, c’è un prezzo da pagare sempre, e un Dio mercato da riverire e rispettare. La libertà che, sia da destra che da sinistra, ci hanno ‘imposto‘ in questi anni come il più alto valore, in realtà non esiste, è una pura illusione”.
Sappiamo tutto, sappiamo troppo, non conosciamo niente: questo il testo di uno dei DICO che rappresenta bene quanto appena affermato da Massimo Orsi. Frasi semplici e brevi con cui l’artista ha cercato di dire ciò che pensa della società in cui viviamo che, attraverso la rete, i social network, i mass media e le televisioni, ti fa credere in qualcosa  che non esiste, e che concorre ad alimentare la tua non conoscenza.
Prima dei DICO, Orsi ha sempre lavorato con un logo di sua invenzione, che ripete specularmente sui quattro lati, la sigla OK ritenuta dall’artista un luogo comune per eccellenza della nostra civiltà, usato come assenso e consenso allo stato delle cose: “l’ho sempre utilizzato in maniera interrogativa, quasi a rivolgermi e a rivolgere la stessa domanda: ma è poi vero che va sempre tutto così bene?”.
Amico fragileIl logo OK è stato recentemente ripreso nei suoi ultimi lavori esposti alla libreria Mondadori, nella mostra dal titolo significativo:” Il primo amore non si scorda mai”.
Questa serie di opere sono state realizzate ritagliando fotocopie, schizzi di progetti, disegni, tutte parte della storia di Massimo, poi inserite in un modulo che ripete il suo logo senza soluzione di continuità. Proprio l’utilizzo di un materiale così fragile, sembra suggerire – secondo Orsi – “la metafora della nostra fragilità e la precarietà dei nostri tempi”.
A proposito dei nostri tempi, come pensi che stia evolvendo l’arte contemporanea?
“Faccio fatica a vedere e parlare di evoluzione, la maggior parte delle opere che ho visto in questi ultimi anni sono completamente astruse e incomprensibili, tanto che spesso mi viene da paragonarle a dei prodotti finanziari che si chiamano “derivati”, che sono stati all’origine dell’attuale crisi finanziaria. Questi prodotti, quasi come dei rebus, conosciuti e non svelati dai pochi addetti ai lavori, basavano la loro appetibilità su una serie di scommesse, fatte sulla pelle e sull’ignoranza  di chi li sottoscriveva. Più la scommessa era rischiosa, più questi titoli producevano interessi per le banche che li avevano emessi. Mi pare, parafrasando, che questo tipo di arte sia simile ad un’ assurda scommessa. Gli artisti, invece, dovrebbero cercare una maggiore e più diretta comunicazione, questo permetterebbe una maggiore indipendenza dai poteri e da coloro che vivono grazie all’incomunicabilità dell’arte contemporanea, facendosene portavoce attraverso i loro testi critici e che, a questo punto, diventano più importanti delle opere stesse e degli stessi artisti”.
Quindi l’arte oggi non ha nulla da comunicare?
“L’arte che lo si accetti o meno è sempre figlia del proprio tempo. Questo è un periodo difficile e molto duro, tutti i valori con i quali siamo cresciuti si stanno o si sono sgretolati. Tutto ciò in cui abbiamo creduto ha mostrato il fianco. Nel secolo passato abbiamo visto un’arte critica, provocatoria, di denuncia, che metteva in mostra le contraddizioni della nostra società, oggi non penso sia più sufficiente. Bisognerebbe trovare nuovi valori e più positività, anche se, in un momento di implosione ove tutto sembra come raggelato ed immobile, è un compito, per quanto stimolante, assai arduo”.
In questo momento di grande crisi, in Alessandria si stanno sviluppando collaborazioni tra associazioni culturali di diversa natura: che ne pensi?
“Penso che associarsi possa essere una forza, una sorta di mutuo soccorso, che in momenti difficili e, in realtà provinciali e dissestate come la nostra, rappresenti un aiuto per tirare avanti, ma altrettanto non ritengo sia risolutiva per la nostra condizione. Tutta questa moda del sociale, oggi, la vedo un po’ fine a sé stessa, quasi come se qualsiasi iniziativa seguita da quella parola fosse di per sé nobilitata, e poi forse, mio malgrado, rimango ancora un irrimediabile individualista”.
Quindi che ruolo dovrebbe avere la pittura?
La pittura è un mezzo, uno dei più antichi che l’uomo ha avuto a disposizione per raccontare ed esprimersi e, nonostante la sua venerabile età, gode ancora di buona salute tutto sommato, non credo abbia esaurito le sue potenzialità insomma. Oggi l’artista contemporaneo snobba questo mezzo, ricorrendo a metodi sempre più tecnologici. La manualità e l’unicità dell’opera d’arte, intrinseci nella realizzazione di un dipinto, sono valori ritenuti ormai obsoleti e fuori moda. Io non credo sia così, anzi penso che ora più che mai sia importante recuperare quella parte riflessiva e profonda che è proprio nel fare pittorico.
Progetti futuri?
Mah, ho un’idea che mi frulla in testa da un po’ di tempo, che avevo accantonato e che ora ho ripreso: mi fa anche un po’ paura perché mi porta a cimentarmi in un campo del tutto nuovo, che non conosco. Dall’altro canto questo è ovviamente stimolante. Spero a breve di poterne parlare e mostrarvi il risultato”.
Enrichetta Duse 
http://mag.corriereal.info/wordpress/?p=14759

martedì 2 luglio 2013

....DICONO DI NOI..... GRAZIE A CORRIEREAL!

Una chiacchierata conLaura Gobbi è una ventata fresca di energia pura! Che, diciamoci la verità, con questo primo caldo africano fa davvero piacere.
Una giornata d’estate, un pranzo frugale in una delle vie più carine e animose della città, ed ecco che Laura inizia a raccontare i suoi progetti, i suoi sogni con un entusiasmo e uno slancio tali, che è difficile ‘starle dietro’ e prendere appunti.
Laura Gobbi è impegnata davvero su molti fronti: voce calda e affascinante diRadio Alex in onda il martedì sera dalle 21 alle 23 con il programma Alex by night; organizzatrice di eventi benefici e di interesse sociale, l’ultimo –AdolescenDay – ha riscosso parecchio successo di pubblico; e tanto altro … ma, soprattutto, ideatrice e anima propulsiva del blog In Ale & Piemonte.
Laura, cosa vuol dire essere un blogger?
In realtà, io non mi definisco blogger, mi definisco una persona curiosa che ama condividere con altri esperienze positive. Chiunque oggi è qualsiasi cosa: se hai un cellulare e fai una foto sei un fotografo, scrivi due righe di post e ti definisci uno scrittore … i blogger dovrebbero essere opinionisti liberi. Purtroppo le aziende hanno captato questa rete e la finanziano, snaturando il senso stesso del blog.
Il blog In Ale & Piemonte racconta: “un territorio fatto di eccellenza e qualità, personaggi cheinAle_logo hanno fatto e fanno la storia del nostro Paese, nel tipico modo alessandrino, senza clamore, di quel silenzio ovattato fatto di nebbia che avvolge persone e cose …” e ancora “…un luogo, una città, una provincia, una regione, un territorio”.
Parlaci di “In Ale & Piemonte”, come ti è venuta l’idea?
L’idea di fondo è di provare a dare una risposta ad una lamentela insita nell’alessandrino che si siede al bar e dice che in Alessandria non c’è niente e non c’è nulla da fare. Vorrei convincere che Alessandria è anche IN, appunto. Sono convinta, infatti, che Alessandria e provincia possano offrire moltissimo sia a livello paesaggistico che di prodotti, tanto quanto altre regioni italiane, in Toscana per esempio. Trovo che l’unica differenza sta nel fatto che loro hanno una buona rete. Nell’alessandrino abbiamo delle eccellenze che purtroppo non sono collegate tra loro.
Gobbi Laura 2Pensi sia un problema di Alessandria?
Penso sia un problema culturale tipicamente italiano, penso sia un problema di struttura e di rete che non c’è. C’è la volontà, ma non la capacità di fare sistema. Da quando ho aperto il blog ho trovato tante realtà come la mia.
Quindi cosa racconti dalle pagine del blog?
Questo blog aspira ad accompagnare per mano coloro che vogliono sapere di più sulla nostra terra che a tratti può sembrare aspra, dura e ruvida, ma sa essere anche calda ed accogliente. Attraverso un viaggio fatto di esperienze personali, incontri casuali e momenti conviviali racconto di luoghi, persone, cibi e tradizione. È un flash sulla realtà della provincia (allargato anche al Piemonte) e parlo di storie che hanno bisogno di essere raccontate, ma che forse abbiamo bisogno anche di ascoltare: dalla nonnina che prepara le tagliatelle ancora con l’antica ricetta al produttore di vini che è famoso in tutto il mondo ma non qui da noi, ecc. …” e continua “mi piace essere la voce, il punto di raccolta di determinate informazioni. Mi piace cogliere la luce nelle persone, raccontare l’altra faccia, non quella istituzionale. Ho fatto una scelta molto precisa, non mi interessa parlare di tutto. Non ne ho né tempo e tantomeno voglia. Mi interessa parlare di qualità e di eccellenza, ma non quelle brandizzate, quelle le conosciamo già. Amo invece incontrare persone non famose, ascoltare i loro racconti e poi condividerli. La famosa nonnina di prima, mentre spiega la sua ricetta, si concede delle digressioni con tante storie sul suo passato. Ti assicuro che spesso ne escono quadri di un’Italia che pare così distante da noi, quella della tradizione.
Ti ritieni soddisfatta della risposta da parte dei lettori?Gobbi Laura 3
Beh! Mi ero fissata un obiettivo che ho raggiunto in meno di sei mesi: crescere partendo da zero. In così poco tempo la visibilità del mio blog è aumentata, tant’è vero che ora iniziano a scrivermi e a mandarmi suggerimenti. Tutti possono usufruire del mio spazio virtuale per condividere notizie, storie e racconti. Anzi ti dirò, il successo sta arrivando davvero, pensa che un produttore di vino ha letto il post del mio incontro con Walter Massa (altro produttore) e mi ha proposto di seguirlo durante una presentazione di vini, dietro compenso, purché scrivessi di lui. Ebbene io ho risposto che sarei andata ma senza alcun compenso perché volevo sentirmi libera di scrivere ciò che volevo. La mia è una scelta precisa: se gli altri mi dicono cosa fare allora diventa un lavoro e a questo punto non mi diverto più …
Come fai a seguire tutti i tuoi interessi? Se non mi sbaglio stai organizzando anche un torneo di tennis benefico e sei pure nello staff di Collisioni ….
Mi occupo di marketing e comunicazione, per cui sono abituata a pianificare le mie attività. In ciò che faccio ci metto la pancia, ci metto il cuore …